Arco di Costantino

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Arco di Costantino

Correva l’ormai lontano sec. IV d.C… l’anno in cui l’Imperatore Diocleziano affrontò un problema fortemente destabilizzante per l’Impero Romano: le regole di successione. Nell’Impero non c’erano regole chiare su chi dovesse fare l’Imperatore, l’unica regola è che Questo venisse nominato dal Senato. Diocleziano decide di dividere l’Impero tra più colleghi, introducendo un sistema di governo a 4: la Tetrarchia.

Fecero il loro ingresso nella scena politica del tempo i 2 Augusti nelle figure di Diocleziano e Massimiano che nominarono rispettivamente i due Cesari: Galerio e Costanzo Cloro. Il sistema si rivelò così efficace che rese possibile agli Augusti di celebrare i Vicennalia, come non era più successo ai tempi di Antonino Pio.

Così Diocleziano, convinto che il sistema funzionasse, decide di metterlo alla prova… abdicando. Anche Massimiano (che in realtà non era poi molto contento) decide di andarsene in pensione, lasciando il suo ruolo di Augusto. I due Cesari diventano così Augusti: Galerio per l’Oriente e Costanzo Cloro per l’Occidente.

In realtà qualcosa comincia subito ad andare storto...

Non è chiaramente un’Impero ereditario, ma a qualcuno non interessa poi molto...

Di chi parlo?

Di due usurpatori che salirono al potere... uno con un colpo di stato, l’altro acclamato dai suoi soldati. Sono i figli dei due Augusti. Non avrebbero diritto di salire al potere ma “non si curaron di loro, guardaron e passaron...”: Massenzio e Costantino.

Massenzio regna da usurpatore a Roma e Costantino decide che “non s’ha da fare, né domani, né mai”.                                                      Siamo nella Capitale, nel 312 d.C., esattamente a Ponte Milvio: Massenzio viene sconfitto e Costantino entra trionfatore a Roma.

Fu così che il Senato decide di commemorare la vittoria di Costantino collocando un Arco celebrativo sull’antico percorso dei trionfi, tra il Palatino e il Celio... un arco di “riuso”. Già, proprio così… Perché nel momento in cui se ne calcolarono i costi ci si rese conto che con i soldi a disposizione sarebbero riusciti a fare ben poco.

L’unico elemento scolpito risalente all’epoca di Costantino, che si estende lungo tutto l’arco, tra le divinità fluviali dei fornici minori e i tondi Adrianei e Costantiniani è il Fregio di Costantino: PROFECTIO, OBSIDIO, PROELIUM, INGRESSUS, ORATIO e LIBERALITAS…

tutto a “formulare” il racconto degli episodi della guerra contro Massenzio e la celebrazione della Vittoria a Roma, accompagnato nel suo viaggio e in battaglia dalle Vittorie Alate e dal Sol Invictus.

Il grande Fregio Traianeo e le 8 statue dei Daci prigionieri, i Tondi Adrianei da “La partenza per la caccia” al “Sacrificio ad Ercole”, i Pannelli di Marco Aurelio, raffiguranti episodi delle imprese contro i Quadi e i Normanni..                                         

Tutte le gesta dei “Buoni Imperatori” del passato a sottolineare ed esaltare la figura di uno soltanto: Il Prescelto.

 Ma perché quest’arco è così importante? E soprattutto… chi era Costantino?

Questo è un arco di autocelebrazione per immagine un vero e proprio manifesto propagandistico di colui che ha abbandonato i vecchi dèi per seguirne uno nuovo, che gli avevano garantito essere il più potente di tutti gli Altri.

Costantino ha deciso di dare alla Chiesa Cristiana un posto importante nella vita dell’Impero. È il primo imperatore romano convertito al Cristianesimo.

Si rende “semplicemente” conto che garantire la Pace sarà un qualcosa di molto più “redditizio” per tutti. Così l’anno successivo alla sua vittoria, nel 313 d.C., assieme a Licinio, che nel frattempo era divenuto padrone d’Oriente, decidono di garantire la Libertà Di Culto, per Tutti. In questo modo qualsiasi divinità sarebbe stata a favore dell’Impero, garantendone prosperità, fortuna e successo…

Ma Costantino era un uomo follemente innamorato del potere, non era per questo disposto a dividere l’Impero con nessuno. Tre anni dopo l’accordo con Licinio decide che avere solo la metà dell’Impero è un po’ poco, così stabilisce di prendersi anche l’Oriente, sconfiggendo il povero cognato Licinio che, inizialmente, fu mandato in esilio per essere poi strangolato l’anno successivo.

Costantino si firmava Il Vincitore e siccome era uno che aveva sempre vinto, si era convinto che Dio lo avesse scelto.

IN HOC SIGNO VINCES

queste le parole che apparvero in cielo all’Imperatore la notte prima della battaglia di Ponte Milvio. Questa era la storia che raccontava Costantino stesso, certo che Dio gli avesse dato il segno del suo favore:

Così come c’è un solo Dio in Cielo ci deve essere un solo Imperatore in Terra”.

Poi se tutto ciò, all’inizio, dovesse esser “troppo”, per cercare di inquadrare la figura di quest’Uomo, mi permetto di darvi un suggerimento: soffermatevi su due Tondi, quelli Costantiniani situati sui lati corti dell’Arco. Sul lato Est c’è il Sole-Apollo che sulla sua quadriga sorge dal mare, mentre sul lato Ovest la Luna-Diana che, invece, guida una biga che si immerge nell’Oceano.

“Questo” a me ha permesso di capire la potenza del Prescelto. L’audacia di colui che nei suoi discorsi ha sempre affermato di essere Cristiano. La convinzione della sua fedeltà a Dio.

I due Tondi, permettono di inquadrare la vittoria e la figura stessa dell’Imperatore in una dimensione Cosmica, la nascita del Sole ed il suo tramonto, con la comparsa della Luna. Non c’è mai silenzio, buio o alcun segno di decadenza, ma un trionfo ed un continuo rinnovamento ed esaltazione del Primo Imperatore Cristiano.

A questo punto, cari lettori, ora che forse sapete un po’ di più sull’Imperatore Cristiano Costantino, vi domanderete come mai sull’arco, proprio a lui dedicato, non c’è traccia alcuna di simboli cristiani.

I soldati marciano in battaglia con le statue degli dèi, il Sol Invictus, i sacrifici presenti nei bassorilievi, la Dea Luna..

Insomma, sull’arco, Costantino sacrifica agli dèi.

Quindi tutti gli “altri” indizi dove sono?

Certo che la risposta c’è.. lo dicono chiaramente gli storici.

Ma noi possiamo raccontarvelo di persona.

Siete pronti?

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